I Tuoi Problemi Sembrano Montagne? Trasformali in Sassolini.

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La meditazione insegna l’arte del lasciar andare, un’abilità fondamentale per raggiungere la serenità interiore. Lasciar andare ti aiutata smettere di vivere ogni accadimento  della vita come un problema insuperabile.

Quando sei malato o ti fa male qualcosa, oppure nei periodi in cui ti senti schiacciato dal peso dei pensieri e delle preoccupazioni, se provi ad approcciarti alle situazioni con un atteggiamento positivo, sai bene che ogni problema, grande o piccolo che sia,  ai tuoi occhi appare più grande di quel che è.

La specie umana ha una tendenza naturale a vedere i problemi anche dove non ci sono.

E’ necessario fare spazio dentro di te e lasciare posto ad un atteggiamento nuovo, che esprima rispetto e gratitudine nei confronti di tutte le cose, anziché trasformarle sempre in problemi.

Lasciar andare ed esprimere rispetto e gratitudine nei confronti di tutte le cose: all’apparenza potrebbe apparire come un paradosso, ma in realtà riuscire a mantenere questi due atteggiamenti è fonte di grande gioia e serenità interiore.

Non sto dicendo di sminuire le vicende e gli accadimenti della vita, ma neppure di dargli troppa importanza.

Mantenere l’equilibrio tra questi due atteggiamenti ti consente inoltre di creare uno spazio vuoto dentro di te ed evitare quella sensazione quasi claustrofobica che ti coglie quando pensieri e preoccupazioni si accavallano continuamente occupando tutto lo spazio disponibile nella tua mente.

Nel buddismo questo spazio viene definito shunyata, o “vuoto“.

Attenzione, questo concetto di vuoto non va inteso nella sua accezione negativa e pessimista, piuttosto va percepito come è qualcosa di molto simile ad una sensazione di leggerezza.

Esiste un bellissimo libro, da cui hanno tratto anche un film, dal titolo L’Insostenibile Leggerezza dell’Essere,  personalmente mi piace invece pensare ad una Sostenibile Leggerezza dell’Essere.

Quando iniziamo a vedere la vita da un punto di vista diverso e sentiamo nascere dentro di noi la consapevolezza che ogni cosa ci accade per un motivo ben preciso, allora riusciamo a percepire quello spazio dentro di noi. Aumenta la nostra capacità  di rilassarci e vivere serenamente.

Il nodo allo stomaco si scioglie, le tensioni e le rigidità accumulate sul collo e sulle spalle si distendono, i pensieri smettono di confondersi caoticamente tra di loro e finalmente anche la mente si rilassa.

A questo punto possiamo chiaramente sentire Shunyata  e diventiamo consapevoli che dentro ognuno di noi è presente il seme della leggerezza, della freschezza, dell’apertura e del rilassamento, che non aspetta altro che essere coltivato.

A volte la parola sanscrita Shunyata viene tradotta come “dimensione di apertura dell’essere” ma la definizione più popolare è “vuoto, nulla, vacuità”. Un concetto che può anche spaventare dunque.

Spesso le persone associano infatti il vuoto alla noia, altre volte all’immobilità, oppure viene vissuto  come sospensione dei pensieri, che potrebbe appunto spaventare, abituati come siamo a lasciare la nostra mente continuamente  libera di correre dietro mille pensieri.

Personalmente sperimento dentro di me Shunyata molto spesso: ogni volta che sono sola, quando faccio una passeggiata, mentre guardo fuori dalla finestra o quando medito; in tutte queste occasioni lascio andare i miei pensieri e semplicemente gli osservo come una spettatrice, senza lasciarmi coinvolgere da essi.

Questa è l’essenza della pratica del mindfulness, la pratica della consapevolezza: riportare l’attenzione sull’ esperienza presente.

Quando i pensieri cominciano ad affiorare portandoci chissà dove…pensieri come questo è giusto, questo è sbagliato, questo dovrebbe essere così, questo  non dovrebbe andare così, io sono stupido, ecc… lasciamoli andare e concentriamoci sul momento presente.

Così si percepisce shunyata e si sente chiaramente la grandezza l’apertura infinita del nostro essere.

Quando senti che nella tua mente si accumulano tanti pensieri che non ti fanno vivere serenamente, prova a meditare.

Come?

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Dott.ssa Claudia Jan Pugliese

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