“C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce.”
– Leonard Cohen
Kintsugi o kintsukuroi, (letteralmente riparare con l’oro) è il nome di un’antica arte giapponese usata per riparare gli oggetti di ceramica che si sono rotti.
Consiste nel saldare i frammenti del vasellame andato in mille pezzi, usando dell’oro o più raramente, argento liquido.
Questa pratica, non solo permette di riparare un oggetto a cui teniamo e che fatichiamo a buttare, ma anche di valorizzarlo!
Contrariamente a quanto siamo abituati a fare in Occidente, dove se qualcosa si rompe viene buttato perché non più “perfetto”, in Giappone non si nasconde il danno, ma lo si mette in evidenza con l’oro.
Sì, perché nessun oggetto potrà mai essere come un altro.
Il modo in cui sarà caduto e il numero di pezzi generati, sarà ogni volta diverso, dando vita a creazioni speciali.
Questa tecnica può essere di grande ispirazione per la nostra vita personale ma anche per la nostra carriera.
E si sa, i due ambiti sono sempre strettamente connessi.
Di fronte ai cambiamenti spesso tendiamo ad opporre resistenze, a sprecare energie in pensieri che non ci aiutano ad evolvere, a guardare avanti.
E tutto questo può portarci ad punto di rottura.
E proprio lì, dove si crea la ferita, la separazione tra un prima e un dopo, dovremmo mettere la nostra attenzione.
Dovremmo appunto “versare dell’oro” come metafora di un materiale che disinfetta e azzera la rabbia, la paura, l’inadeguatezza, e ci consente di “sanare” tale esperienza, rendendola utile e preziosa per ripartire.
Purtroppo invece la maggior parte di noi evita di pensare a ciò che è andato male e cerca in tutti i modi di nascondere dalla vista gli elementi che ricordano fallimenti e antiche sofferenze.
Così facendo però perdiamo qualcosa di fondamentale perché possa avvenire una vera trasformazione.
È come se buttassimo via una tessera del puzzle…proprio quella che serve a completarlo.
Prova ora a trasportare questo concetto dalla sfera personale a quella professionale.
Ti sei mai trovato in difficoltà nell’affrontare, o “giustificare” agli occhi degli altri, scelte apparentemente fuori dal comune?
Oppure, giunto ad un certo punto della tua carriera, hai mai sentito l’esigenza di rivedere i piani, di rifare il punto, dare nuovo senso alla tua vision?
Scommetto di sì.
Non sempre infatti i percorsi di vita e di carriera sono linee rette in cui la sfida è trovare il modo più rapido di passare da A a B.
Molte opportunità arrivano anche procedendo in modo “fuzzy”, casuale, o restando aperti alle possibilità.
E a volte chiudere quei cerchi e rincorrere la tua visione richiede rotture e trasformazioni.
Senza quel frammento di esperienza, oggi il tuo vaso non potrebbe essere quello che è.
Questo è il motivo per cui è giusto inglobare e mettere in evidenza anche quel pezzo, così apparentemente isolato, così sconnesso dagli altri.
Ed ecco che integrare i tuoi interessi con la tua carriera, diventa fondamentale.
Ed ecco che diventare consapevole dei tuoi punti di forza e di debolezza diventa altrettanto fondamentale.
Fare Kintsugi in fondo assomiglia al Personal Branding!
Ci allena a riconoscere e mettere in luce le nostre specificità, rispettando chi siamo e rendendo palese che tale unicità è data dai diversi elementi che ci compongono.
L’arte millenaria della ceramica da sempre ha avuto il compito anche di narrare.
Un percorso di carriera accidentato (volontariamente o meno) è difficili da spiegare al mondo esterno, ma diventa molto più interessante e facile da raccontare quando ti prendi cura di quei pezzi che attendono che ci versi dell’oro.
Riempi d’oro la tua carriera, unisci le esperienze fino a creare un pezzo unico che ti distingua, che racconti la tua storia, un po’ come le rughe di un volto.
Disse una volta Anna Magnani al suo truccatore:
“Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire .”
Siamo le nostre esperienze, anche i segni che queste hanno lasciato.
Sta a noi accettarli, integrarli, valorizzarli.
E tu?
Qual è la caratteristica che ti rende unico e ti distingue?
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